Notturni - libro collettivo n. 2
Notturni è un inno a tutto ciò che la notte rappresenta, alle sue atmosfere, alle sue luci – che possono sorprendere per intensità –, ai suoi suoni, al suo immaginario.
Ed è, ovviamente, un inno alla città notturna per eccellenza, che di notte si sveglia, si anima, si scontra con le brutture del giorno, le caccia via e ci avvolge coi suoi fumi, coi suoi fiumi umani, con la fame di vita che improvvisamente, e per un “forestiero” inaspettatamente, ci travolge.
Palermo di notte si accende.
Interventi, tra gli altri, di: Gian Mauro Costa, Piergiorgio Di Cara, Cristoforo Spinella, Annalisa Cangemi, Davide Gambino, Angela Viola, Simone Geraci, Angelo Macaluso
Macerie - libro collettivo n. 1
Macerie è la parola guida del libro che ognuno degli scriventi e degli illustratori ha poi riformulato ed espresso secondo il proprio stile, la propria sensibilità e i propri ambiti di competenza. Non un vero e proprio titolo quindi, ma, piuttosto, una traccia (come sarà anche per i prossimi libri collettivi). Il termine è interpretabile in più modi, in senso strettamente materiale – le “macerie dei palazzi” – o immateriale – le “macerie della cultura”, e proprio questa sua duplicità di senso è stato l’aspetto che più ci ha convinto nella sua scelta.
Interventi, tra gli altri, di: Philippe Daverio, Vincenzo Guarrasi, Uwe Jäntsch, Daniele Ficola, Giuseppe Silvestri, Cristoforo Spinella, Annalisa Cangemi, Davide Gambino, Vincenzo Todaro.
Estratto dell'intervista a Uwe Jäntsch a cura di Annalisa Cangemi e Cristoforo Spinella che pubblicata integralmente in versione cartacea.
Radar
Vucciria, la felicità delle macerie
Conversazione con Uwe Jäntsch
L’austriaco pazzo che imbratta i monumenti cinquecenteschi siede accanto al missionario della cultura capace di resuscitare la coscienza defunta della Vucciria. Lo stralunato artista che i picciotti del Garraffello salutano con confidenza passeggia a fianco dello straniero dai modi affettati e l’aria di chi è certo di saperla lunga. Pensatelo come volete, genio o cialtrone. Oppure ancora, semplicemente, come uno capace di sparigliare le carte nella sonnacchiosa decadenza del centro storico di Palermo. Crolli e scippi a parte, le cronache degli ultimi annisulla Vucciria lo ricomprendono sempre, autore esplicito di provocatorie installazioni e fiero mandante morale della movida selvaggia che ha risvegliato gli animi del quartiere. La Vucciria ebbra edevastata degli anni Duemila, folle di notte e polverosa col sole, somiglia a lui molto più che a Guttuso. Uwe Jäntsch è comunque un protagonista irrinunciabile delle macerie di Palermo, che per lui restano in sostanza fonte d’ispirazione. Senza di loro oggi probabilmente non vivrebbe – come ha sempre fatto da quando è in Sicilia – in una delle case affacciate su piazza Garraffello, che lui già immagina ancora più sbriciolata nel giro di pochi anni (o, magari, solo mesi). Ce lo spiega in una conversazione ricca e dilatata dalle sue stesse domande e dalle tante sigarette rullate mentre sforza il suo italiano. Del resto, lui ha imparato prima il dialetto dai compagni di strada che lo guardavano dipingere precario su una scala alta tre metri, intento a dichiarare il suo amore assurdo per la Vucciria e chi giorno e notte la vive.
Uwe è arrivato a Palermo tra le macerie e per questo tra le macerie si dice felice. Se una rivoluzione culturale è possibile – sembra dirci – allora bisogna partire dalla riconquista creativa degli spazi urbani da parte dei giovani. Anche un paesaggio deformato, ormai familiare, può diventare insomma un’occasione di riscatto sociale. La rimozione di un luogo non è più possibile, quando un intero quartiere inizia a cambiare pelle, e fa parlare di sé. In quest’ottica – la sua – persino i crolli delle palazzine possono essere utili per determinare un risveglio e combattere il degrado. E persino un po’ di scellerata vernice rossa su un pezzo di storia di cui pochi si preoccupavano può servire a rivedere l’abbacinante bellezza della Vucciria.
Cosa ti ha spinto a venire a Palermo, e a restarci?
Io in Sicilia non volevo neanche venirci. Mi avevano proposto un lavoro a palazzo Ramacca, nel ‘99, e quando sono arrivato al porto, con un traghetto partito da Genova, avevo molti pregiudizi. Pensavo avrei trovato uomini di piccola statura, vestiti di nero e armati di fucile. Per me Palermo è stata una bellissima sorpresa. Non sapevo neanche che la Vucciria fosse un mercato storico. Quando arrivo in un posto mi piace assorbire tutte le energie che emana. Allora non avevo una visione precisa di quello che avrei fatto. Nello spazio chiuso di palazzo Ramacca non riuscivo a trovare l’ispirazione. Ma quando ho visto piazza Garraffello hanno iniziato ad affollarsi nella testa mille idee. E così ho iniziato a lavorare alla Loggia dei Catalani, un edificio che non aveva più la sua facciata. Sono rimasto impressionato. Ho pensato [...] Mi è costato ben cinque mesi di fatica, avevo a disposizione solo una scala pesantissima e [...]
Come hai visto cambiare la Vucciria in questi anni?
Dopo la Loggia dei Catalani, il 2006 è stato l’anno della “Cattedrale di rifiuti”, smantellata nel 2007. Poi ho realizzato il murales “Uwe ti ama”, nel prospetto di palazzo Lo Mazzarino, e l’installazione “Banca Nation”. Queste opere hanno incominciato ad incuriosire i turisti, che per fortuna qui sono pochi rispetto ad altre città italiane, e a poco a poco sono arrivati anche i palermitani. Alcuni abitanti della zona si sono attrezzati per vendere birra la sera, e la piazza ha iniziato a vivere anche di notte. Ricordo che era il 2008 quando ha preso il via la cosiddetta movida dei nostri “picciotti”. Mi affaccio al balcone e guardo giù, vedo che ora c’è di nuovo vita qui, e questo mi rende felice, mi sembra un bel risultato. È una Vucciria completamente diversa da quella ritratta negli anni Settanta da Guttuso, un mix di musiche, ognuna delle quali viene sparata ad alto volume da un locale diverso, e produce un rumore assordante. La abbiamo trasformata in una discoteca a cielo aperto, un’atmosfera unica al mondo. La gente di Berlino o di New York viene qui e [...]
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Macerie - libro collettivo n.1